IL FASCIO

Il termine fascio è stato impiegato nella politica italiana a partire dagli anni intorno al 1870,fu però solo dal 1919 che Benito Mussolini pervenne al controllo dei Fasci, ribattezzati Fasci italiani di combattimento, il 23 marzo 1919 in Piazza San Sepolcro presso la sede dell'Associazione lombarda degli industriali allora presieduta dal finanziatore del Popolo d'Italia Cesare Goldman, dove, stando allo stesso Mussolini, non erano presenti che una cinquantina di aderenti.

La scissione comunista dai socialisti, dopo i fatti bolscevichi, fece il resto, lasciando ampio spazio all'opportunismo politico del Duce e di Dino Grandi verso una deriva a destra, inedita nel panorama socialista mondiale e aliena all'antagonismo originario del Fascismo verso la società di massa. Il segno di tale drammatica trasformazione è scritto nella storia delladifesa di Parma del 1922, che vide Alceste De Ambris con gli Arditi del Popolo contrapporsi a Roberto Farinacci e le sue Squadre d'azione
Negli anni del dopoguerra, in particolare negli ambienti popolari della capitale, l'epiteto di "fascio", iniziò ad assumere una connotazione evidentemente dispregiativa. Nella prima metà degli anni settanta il termine venne usato per riferirsi goliardicamente, ma anche con disprezzo, ai militanti della destra politica. Gli si contrappose sul versante opposto il termine Zeccacon il quale negli ambienti giovanili di destra si iniziarono a definire i giovani esponenti di area comunista e/o socialista.